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Le mie conclusioni

Conclusioni
Se siete arrivati qui sapete bene che le mie convinzioni scientifiche si posizionano dentro il binario logico indicato da Galileo Galilei e ribadito da Isaac Newton. Tutti noi siamo convinti che qualsiasi legge scientifica anche se giusta è sempre migliorabile, per applicarla con successo alle nuove conoscenze dell’uomo, ed è  proprio per questo che io penso che si dovrebbero affinare senza deformare la relatività Galileiana e la  Gravitazione Universale di Newton perché le considero delle vere opere d’arte di logica.
 
Adesso però è  arrivato il momento di parlare della famosa formula:   E = m c2.
 
In matematica è successo molte volte, che la stessa formula avesse delle interpretazioni simili ma non uguali; come la vecchia formula “F = m v2, questa formula gli antichi matematici la conoscevano molto bene, tra le tante cose pratiche, gli serviva per conoscere la forza dell’acqua dopo una caduta dall’alto per esempio per i mulini, al tempo di Galileo si chiamava impetus la forza impressa ad una palla di piombo da distinguersi dalla forza naturale che era solamente la forza di gravità; ma Leibniz nel 1676 la reinterpretò come un’energia viva insita nella materia stessa, lui scriveva che la materia ha la proprietà di accumulare e dare  questa energia viva, per capire faceva questo esempio: se tiri un sasso in alto lui all’inizio ha tanta energia viva ma via, via, che sale perde questa energia, quando è arrivato alla massima altezza lui non ha più energia, ricadendo giù il sasso riacquista tutta l’energia fino ad arrivare al punto di partenza e li ha di nuovo tutta la sua energia.
 
Lui convinto di questo scrisse questa formula vis viva = m v2.      
 
Einstein  prese  la formula  F = m v2  poi vis viva = m v2, ma come punto di riferimento della velocità considerò un limite quella della luce, indicandola come la velocità massima, reinterpretò questa formula in maniera relativistica  E=mc2. La formula è sempre la stessa ma il modo di interpretarla è diverso, se oggi domandate alle nuove generazioni cosa è  E = mc2  vi risponderanno che è la formula rivoluzionaria di Einstein che serve per calcolare l’energia di una particella con massa.
 
Adesso ci possono essere ulteriori interpretazioni?  penso di sì.
 
Come ho già ribadito nella premessa, la fisica newtoniana anche se corretta è limitata, perché  quando dobbiamo calcolare il lavoro eseguito da una particella con massa sottoposta ad una velocità prossima a quelle della luce, la formula newtoniana: Ecin=(1/2)mc2, non è precisa se vogliamo conoscere la sua energia cinetica, qui capiamo che a questa formula manca qualcosa.  
 
Arrivati alla fine di questo libro rispondo ai vari docenti di fisica che quando ho sottoposto le mie idee giustamente mi chiedevano con insistenza una formula matematica che avvalorasse la mia tesi, la formula che di seguito espongo non posso affermare che è la formula matematica assoluta, ma di questa riesco a spiegare analiticamente tutti i passaggi logici, perché è utile usare questa formula per calcolare l’energia cinetica di una particella con massa che vada ad una velocità prossima a quella della luce.
 
Vi faccio una  premessa, nel cercare di comprendere questo argomento ho provato a seguire la logica che ha aiutato Galileo Galilei a capire l’inerzia della massa,  Lui studiando la caduta dei gravi intuì che masse diverse avevano la stessa accelerazione nel cadere sulla Terra e così dedusse il principio d’inerzia.
 
Tutti noi sappiamo che con Galileo Galilei  si fa nascere la fisica moderna  sperimentale abbinata all’uso scientifico della matematica, ma stranamente se si leggono i suoi saggi, analizzando i suoi ragionamenti sulla caduta dei gravi, la deduzione che ne viene fuori del principio d’inerzia, è quella che è più frutto della pura Logica, che delle  prove sperimentali, su questo argomento bisogna sempre ricordarsi che Lui andò contro il sapere comune compresi i fatti sperimentali allora conosciuti. Galileo non conosceva la formula della Gravitazione Universale di Newton quindi non poteva dedurre che tutti i corpi cadono sulla Terra con la stessa accelerazione di 9,80665 m/s2 dato che la Terra con la sua enorme massa condiziona sempre il risultato. Non conosceva neanche la costante di gravitazione universale  che è 6.67428 x 10-11,  quindi il  principio d’inerzia lo poteva solo intuire, considerando con la sua Logica il vuoto e l’assenza di attriti, dal principio d’inerzia capì il principio di conservazione dell’energia, Lui spiegò nella sua opera il “Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo”  contro il sapere comune questa legge fondamentale, infatti qui proprio lui scrive: il mobile durasse a muoversi tanto quanto durasse la lunghezza di quella superficie, né erta né china; se tale spazio fusse interminato, il moto in esso sarebbe parimenti senza termine, cioè perpetuoaggiunge puntualizzandodeve intendersi in assenza di tutti gli impedimenti esterni e accidentari … è importante che gli oggetti in movimento siano: “immuni da ogni resistenza esterna; il che essendo forse impossibile trovare nella materia, non si meravigli taluno, che faccia prove del genere, se rimanga deluso dall'esperienza.  Lui mette la sua logica sopra al fatto sperimentale stiamo nell’anno 1632, questa è la Logica da prendere ad esempio per capire cosa succede ad una particella con massa  alla velocità della luce.  
 
Ma perché questa formula newtoniana Ecin=(1/2)mc2, per funzionare deve essere integrata con la trasformazione di Lorentz?
 
Secondo la mia tesi non bisogna applicare  trasformazione di Lorentz  perché si è di fronte ad una contrazione della lunghezza o perché riscontriamo un rallentamento del tempo come affermato dalla relatività di Einstein, ma dobbiamo applicare la trasformazione di Lorentz perché abbiamo una particella con una massa quindi con un’inerzia che ostacola il moto, questa particella se viene  sottoposta ad una velocità prossima a quella della luce per conoscere la sua energia ci serve un incremento aggiuntivo che consideri proprio la sua inerzia.  
Questo  perché? C’è una spiegazione matematica o logica che ci fa capire questo?   A mio parere sì.
 
Grazie a Cavendish noi oggi conosciamo la costante G utile  per conoscere la forza gravitazionale di un pianeta, questa è G =  6,67259  10-11 Nm2/ kg2, conosciamo molto bene anche la velocità della luce che è 299.792.458 m/s  circa, quindi secondo la nota formula E = mc2 conoscendo le proprietà dell’inerzia della massa possiamo dedurre qual è la vera ed unica forza che contrasta il moto di una massa, è normale che questa forza alle basse velocità risulta trascurabile, infatti il valore di 6,67259  10-11 è troppo debole per disturbare il moto ad una velocità bassa, ma questa forza risulta determinante alla velocità della luce, specie se la velocità influenza la forza con il suo quadrato che è 9,0+16 con questo valore da moltiplicare alla massa, questa piccola forza all’apparenza insignificante risulta determinante e vincente.
 
Per capire il vero comportamento dell’inerzia, posso fare un esempio motoristico, lei non si comporta come un limitatore di giri elettronico in un motore automobilistico, quando si attiva chiudendo l’erogazione del carburante, lei invece si comporta mandando letteralmente in fuori giri il motore, impedendogli meccanicamente di aumentare la sua velocità.
 
Quindi se  la velocità della luce è la massima velocità possibile, dobbiamo anche considerare che questa velocità la luce la raggiunge con una particella senza massa; noi sappiamo che le radiazioni possono trasportare quantità molto diverse di energia semplicemente variando la loro lunghezza d’onda, ma questo le particelle con massa non lo possono fare, qui abbiamo due comportamenti diversi:
 
- il moto delle particelle senza massa quando la loro energia si sta esaurendo la loro velocità minima è sempre la velocità della luce, perciò  nell’ipotesi di un aumento di energia loro aumentano solo la frequenza mantenendo invariata la velocità tutto in maniera fluida senza altri effetti aggiuntivi,
 
- invece se studiamo il moto della particella con massa, lei non ha questa possibilità, perciò all’aumento dell’energia non corrisponde esattamente un aumento  della velocità perché una parte di energia lei l’accumula per superare l’inerzia della sua stessa massa, perché l’inerzia è una proprietà fondamentale della materia, è la capacità ad opporsi alle variazioni di moto, questa inerzia aumenta con l’aumentare della velocità, fino a diventare enorme con una velocità prossima a quella della luce.
 
Questa mia spiegazione è supportata dalla Prima legge di inerzia di Galilei,Ciascun corpo persevera nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme, salvo che sia costretto a mutare quello stato da forze impresse”  Lorentz e Einstein non hanno preso nella giusta considerazione questa legge, o meglio non l’hanno dedotta con la sola logica, ma l’hanno giustamente considerata con la matematica,   imputando però alla velocità, il primo la proprietà di accorciare le lunghezze, l’altro quello di  rallentare il tempo.
Ecco perché la particella con massa ha un incremento di energia cinetica diverso dalla predizione newtoniana, questo è dato proprio dall’inerzia della stessa massa, nella figura 22.1 sopra riportata c’è il diagramma di  vari esperimenti che indica  l’energia cinetica acquisita da elettroni sottoposti a differenze di potenziale via, via, crescenti, leggendo il grafico degli esperimenti eseguiti è evidente che la sperimentazione di discosta dalla predizione newtoniana alle alte velocità, proprio perché questo incremento di energia è trascurabile alle basse velocità ma diventa enorme a velocità prossime a quelle della luce.
 
Se ci pensiamo bene nel 1686 Leibniz con la sua spiegazione di vis viva    aveva capito qual era la proprietà della massa con la velocità  o per essere corretto lui stava sulla strada giusta per trovare la soluzione.
 
Quindi nella formula E = mc2 per sapere la giusta energia cinetica per una particella con massa, bisogna incrementare per forza la formula con la trasformazione di  Lorentz, però  senza scomodare argomentazioni fantasiose su contrazioni delle lunghezze o rallentamenti del tempo perché io qui parlo semplicemente di FISICA  MECCANICA NEWTONIANA corretta considerando l’inerzia alle alte velocità.
Nella figura 22.2 questa formula a mio parere è valida per calcolare l’energia cinetica prodotta da una particella con una massa superiore allo zero ma con una velocità minore  a quella della luce.
 
Docenti di fisica mi hanno fatto notare più volte che la trasformazione di Lorentz segue automaticamente la dilatazione delle durate (quindi questa formula certifica solo la relatività di Einstein).
 
A questa affermazione, cerco di dimostrare che loro qui si sbagliano grossolanamente.
 
Nei vari capitoli ho trattato i fatti fisici dando una spiegazione coerente, questa non è in contrasto con la relatività galileiana, il risultato esposto  può essere usato come dimostrazione delle mie affermazioni. Bisogna considerare però che i miei interlocutori dalla loro parte hanno cento anni di letteratura scientifica relativistica, infatti chiunque si avvicina alla meccanica quantistica non relativistica in tutti i testi è spiegato che questa viene applicata a fenomeni correlati con moti a velocità relativamente basse rispetto la velocità della luce, invece per studiare particelle che hanno un moto prossimo alla velocità della luce bisogna utilizzare il metodo scientifico relativistico.
 
Contesto solo questa affermazione, ed affermo che la teoria relativistica nel merito della spiegazione dei fatti è erronea, perché considera il tempo una variabile che viene condizionata dall’esperimento e proprio per questo viene coniugato il termine “quarta dimensione”.
 
Io trovo corretto utilizzare la trasformazione non per giustificare una contrazione della lunghezza o una dilatazione della durata del  “Tempo”, ma semplicemente per dimostrare che nell’esperimento si verifica un aumento dell’energia. Perciò  usare la trasformazione di Lorentz per spiegare da dilatazione delle durate con la velocità, a mio parere non  è corretto.
 
La trasformazione di Lorentz è una semplice formula aggiuntiva, che permette d’incrementare la formula di base di un valore variabile, il risultato di questa trasformazione tende a zero ad una velocità minima e tende all’infinito alla velocità che si è stabilita come limite. Tutto qui.
 
La trasformazione di Lorentz come tutte le formule matematiche, devono solo essere  usate correttamente per arrivare ad una giusta soluzione.
 
L’utilizzo corretto della trasformazione è giustificato dalla realtà,  infatti sappiamo dai fatti sperimentali, che una particella con massa alla velocità della luce la sua energia tende all’infinito, in questo caso è utile e corretto usare la trasformazione di Lorentz per conoscere l’esatta energia, quindi come velocità limite si userà la velocità della luce, e la velocità della particella si userà per conoscere la sua energia.
 
Poi se vogliamo capire il perché del fenomeno, io dico che è utile guardare dentro la particella con massa e studiare l’inerzia della sua massa, perché è questa quella che aumenta all’infinito quando si arriva alla velocità della luce, non il tempo che rallenta in maniera relativistica.
 
Quando ci troviamo in presenza di energia cinetica di una particella senza massa che va alla velocità della luce qui entra in campo un altro ragionamento, bisogna calcolare sempre l’energia minima come base di partenza (proprio la strada che ha percorso Max Planck), qui da esperimenti fatti sappiamo che la velocità della luce non varia ma varia la sua frequenza quindi la formula sarà:
 
E = hv, dove h è la costante di Planck e v la sua frequenza.
 
Costatando che la velocità della luce è immodificabile l’imprecisione di Einstein secondo il mio modesto parere è stato quello trovare nel rallentamento del tempo la soluzione al problema. Usando poi il rallentamento del tempo anche per spiegare la forza gravitazionale, ha portato ad interpretare male alcuni fenomeni fisici ed immaginarne di nuovi ed inesistenti.
Ma perché questo problema  adesso è così difficile da risolvere?
 
Perché cento anni dopo la presentazione della teoria di Einstein i fisici relativistici sono la maggioranza e tracciano indisturbati la strada del sapere,  loro considerano ancora il moto della luce immodificabile solo per la sua velocità di avanzamento lineare (per capire meglio il tragitto da un punto A ad un punto B). La luce però non ha un avanzamento lineare ma elicoidale, quindi il moto della sorgente che fa acquisire  l’energia alla luce (aumento di frequenza) viene considerato per loro comodità un rallentamento del tempo relativo alla particella presa in esame, questo modo di vedere non gli farà mai accettare la vera proprietà che ha la luce, ignorando così l’evidenza. Quindi tutte le mie spiegazioni fatte per capire i fenomeni o per smascherare gli espedienti di logica relativistici,  per loro non servono assolutamente a nulla perché ammettere che ci possa essere un incremento di energia alle radiazioni o un aumento dell’inerzia con la velocità per le particelle con massa sarebbe ammettere che la relatività è assolutamente in errore, per questo si cerca di spiegare solo matematicamente i fenomeni, dando a questi però delle spiegazioni di logica fantasiose.
 
Un’ulteriore prova  potete averla verificando, che  nella relatività ristretta  non si considera mai l’effetto doppler per capire il comportamento reale  della luce in presenza del moto aggiuntivo della sorgente e l’etere non si prende assolutamente in considerazione perché si è affermato a priori che non ha nessuna consistenza ed effetto nei confronti della luce infatti qui l’Etere viene messa realmente in disparte.
 
Ma nella relatività generale che è l’evoluzione e l’applicazione della relatività ristretta nelle tre dimensioni inglobando per questo anche la forza gravitazionale, qui l’effetto doppler viene usato sempre per dimostrare il red-shift gravitazionale e l’Etere si trasforma ed acquisisce un’importanza fondamentale coniando per questo un termine nuovo geodetica, applicando questa teoria l’Etere diventa centrale e riesce a controllare il moto dei pianeti ed a piegare i raggi di luce (quando prima non si trovava l’esistenza).
 
Solo queste affermazioni fanno pensare molto.
 
 
IL  TEMPO  E’ ASSOLUTO?
 
Ogni essere vivente che è esistito o che verrà, percepirà sempre nella sua vita  il suo tempo come un riferimento personale, diverso dagli altri riferimenti personali, ma tutti questi riferimenti personali sono da considerarsi parziali non relativi, questi tempi parziali rientrano perfettamente in  un unico Tempo di riferimento universale che è assoluto; cerco di spiegarmi meglio, dicendo questo non intendo un tempo parziale come parte di un unità, ma semplicemente il tempo assoluto riferito all’osservatore che è parziale come una visione di una parte del tempo assoluto.
 
Qui bisogna cambiare il termine usato da “tempo relativo” a “tempo parziale” questo lieve cambiamento è   in apparenza di semplice forma grammaticale ma nella realtà è di sostanza, perché è fondamentale per capire come interpretare correttamente i fenomeni dell’universo.
 
Non si può mai confondere la percezione personale del tempo con il Tempo universale, sarebbe veramente un non senso, perché così si associa il proprio punto di vista al pari della  realtà oggettiva.
 
Secondo il mio modesto parere seguire i ragionamenti relativistici sul tempo non si fa vera scienza. Capisco che questa è una affermazione molto forte e spiacevole da sentire, ma se accettiamo  i ragionamenti relativistici  veniamo condizionati più dal nostro senso metafisico (farcito di formule matematiche), che dalla Logica.
 
Perché dico questo?  Vi faccio un esempio, come sappiamo il filosofo Aristotele nel 350 a.C.  aveva  una visione erronea del moto continuo (un corpo rimane in movimento finché c'è una forza applicata su di esso, argomento già trattato nel capitolo l’inerzia della massa), questa è una visione che sente  molto del condizionamento dei sensi, accettare solo ciò che uno vede, più che della logica, ma questa visione non riusciva a spiegare il moto di una freccia scoccata da un arco o un proiettile sparato, dato che non esiste nessuna forza  applicata li. Comunque questa visione ha resistito quasi duemila anni.
 
Solo con Galileo Galilei nel 1630 abbiamo un salto di qualità, il sopravvento della Logica sui sensi, Lui contro il parere comune e contro i fatti sperimentali afferma il principio d’inerzia, questo principio oggi è diventato un assioma della Fisica, la relatività Galileiana rispetta pienamente  questo principio, non possiamo dire la stessa cosa della relatività di Einstein, qui ogni volta alla bisogna si afferma che le radiazioni sono immuni a questa legge e si percorre indisturbati la strada dell’esposizione delle teorie relativistiche, per questo dico che credere in un rallentamento del tempo, per spiegare l’eccessivo aumento di energia cinetica in una particella con massa in moto ad alta velocità, vuole dire  affidarsi ai sensi più che alla logica. Di conseguenza è come fare un passo indietro invece che avanti nel progresso scientifico.
 
Sono consapevole che molti Uomini di Scienza prima di me,  si sono battuti con molto vigore contro le teorie della relatività, purtroppo sono rimasti inascoltati, io per ovvi motivi sicuramente subirò la medesima sorte, forse l’uomo non vuole sentire la logica ma preferisce affidarsi  alle più comode formule matematiche usate ed interpretate a piacere, questo solo per avere facili soluzioni ai problemi, infatti è disposto ad accettare la matematica anche se  usata con molta fantasia.
 
Purtroppo in tutti questi anni si è pensato bene di amplificare solo il grande genio di Einstein questo alla massima potenza, (forse per coprire le gravi carenze di logica delle sue teorie), infatti ad ogni nuova importante scoperta la prima cosa che viene detto è sempre stato:  “questa scoperta è in accordo con le teorie relativistiche” come se l’Universo per funzionare dovesse essere prima approvato dalle teorie della relatività e non viceversa.
 
Questa come sapete non è una affermazione senza prove, se amate veramente la fisica vi sarà sicuramente capitato di ascoltare nelle trasmissioni di scienza o di leggere libri di fisica teorica o ancor meglio le riviste di divulgazioni scientifiche, e verificare che quello che dico è la realtà oggettiva, in questo sito vi ho portato solo alcuni esempi relativistici fallaci,  per dimostrare le mie ragioni,  ad elencarli tutti per confutarli non basterebbe il mio spazio web a disposizione e a voi  servirebbe tanta, tanta, pazienza.
 
Io spero di aver dimostrato ampiamente e correttamente l’infondatezza delle teorie della relatività, e dato un altro punto di vista valido almeno come spunto per riflettere,  per ultimo voglio ricordare ai molti docenti che insegnano la fisica relativistica che devono ben soppesare a quello che scrivono, NOI non siamo obbligati ad accettare la relatività perché la fisica newtoniana è limitata, NOI non dobbiamo credere ad una matematica che ha in se gravi carenze di logica solo perché è esposta in maniera elegante, NOI  non possiamo  credere ad ipotetici rallentamenti del tempo se questi non sono supportati da una Ferrea Logica matematica.
 
Il nostro intelletto ci fa capire subito quando stiamo di fronte ad un ragionamento realistico o ad un paradosso,  per essere chiaro vi parlo del famoso paradosso esposto dal grande filosofo greco  Zenone di Elea circa 450 a.C. che sicuramente tutti conoscete, lo descrivo brevemente, Lui ci racconta di un’immaginaria gara  quando Achille viene sfidato da una dinamica tartaruga ad una gara di velocità,  Achille  essendo molto veloce  gli concede un vantaggio iniziale di duecento metri, questo perché  Achille sa che lui è cento volte più veloce della tartaruga, qui ci si chiede in quanto tempo Achille riuscirà a raggiungere la tartaruga.  Zenone argomenta e dice: che in un primo lasso di tempo Achille percorrerà la metà del vantaggio iniziale di duecento metri, ma nello stesso lasso di tempo, la tartaruga percorrerà la distanza di un metro, in un altro lasso di tempo Achille percorrerà un’altra metà dello svantaggio rimasto, ma la tartaruga percorrerà un'altra centesima parte di strada, quindi Achille si trova ancora  in svantaggio, questo ragionamento può essere ripetuto all’infinito di metà in metà percorso, ma si giunge alla paradossale conclusione che Achille non raggiungerà mai la tartaruga.
 
Oggi sappiamo con certezza matematica perché questo esempio deve essere considerato un paradosso, infatti questo famoso paradosso è stato spiegato matematicamente  nel XIV secolo da un logico inglese un certo Richard Suiseth, Lui  ha spiegato con dei passaggi matematici perché è effettivamente un paradosso di logica.
 
Però noi non dobbiamo mai dimenticare, che sia Zenone, che i suoi concittadini, con la loro intelligenza già nel  450 a.C sapevano molto bene che era un semplice paradosso di logica.
 
 
Spero di aver sufficientemente dimostrato le mie argomentazioni.
 
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